“La mia meta? Io guardo sempre l’orizzonte: se hai un punto d’arrivo significa non che non puoi andare oltre, mentre io voglio sempre tentare qualcosa che non credevo possibile”.
Sul palco del Bea – Festival degli Eventi e della Live Communication, un protagonista assoluto della scena musicale. Ha specificato con ironia che non vuole essere definito un ‘mito’ ma di fatto lo è.
La sua è una storia di talento e passione per la musica, ma anche di riscatto.
Tutto inizia a Tripoli, in epoca post fascista. David Zard è un ragazzino della comunità italiana ed ebraica. “Ho studiato fino alla terza media. A quell’epoca, l’antisemitismo rimbombava ancora nei cuori della gente e noi emarginati non venivamo invitati alle feste. Allora decisi di organizzarle io, eventi dove tutte le etnie erano ben volute. Mi facevo prestare i dischi – bellissimi – dai militari della base americana e me li facevo inviare dall’Italia. Dalle feste a casa passai alle feste della scuola. Erano i miei primi eventi. Un giorno mi venne in mente di organizzare Piccola Sanremo: registrai con il mio Geloso le canzoni del Festival alla radio e le feci cantare nei locali di Tripoli a giovani italiani, maltesi, greci, ebrei. Ebbe un successo strepitoso”.
Da lì, sempre nuove esperienze. “Siccome avevo amici tra i militari, conobbi qualche cantante che andava nelle basi americane a cantare per loro, come Fats Domino e The Platters, e li feci cantare a Tripoli, chi mai se lo sarebbe immaginato a quei tempi. Quando scappai dalla Libia nel 1967 arrivai in Italia, e pensai a come vivere. Rintracciai l’agente di Aretha Franklin che fu sorpresa perché parlavo bene l’inglese e mi propose di organizzarle il tour europeo. Il primo concerto organizzato nella mia vita fu quello di Aretha all’Olimpia di Parigi”.
Si apre un mondo. Led Zeppelin, Zappa, The Who, Elton John e molti altri. “Con gli Zeppelin mi dissero che era impossibile: il risultato? Li portai al Vigorelli e il concerto finì tra bombe molotov e lacrimogeni. La cosa più difficile era ottenere gli spazi, le location: nessuno voleva darle a dei rocker capelloni e drogati! Oggi, fortunatamente, i capelloni sono nei punti chiave del comune e del governo. Ai tempi l’apparato organizzativo era complicatissimo, ma mi rendevo conto che creare un evento era, per me, la prerogativa di ogni concerto che organizzavo”.
Oggi, secondo Zard, l’offerta di concerti e spettacoli è enorme, ma manca la promozione e, soprattutto, è da 50 anni che in Italia non si costruiscono teatri ex novo. “Siete una nazione che dovrebbe essere inondata di cultura. Mi meraviglio che gli imprenditori italiani ancora non abbiano capito quanti posti di lavoro e professionalità possa creare un teatro moderno. Se ogni mall o centro commerciale avesse un teatro da 3.000 posti, ci sarebbe un pubblico attivo che trasformerebbe questi centri in luoghi di aggregazione e cultura”.
Organizzatore: Filmmaster Events
Main partner: Clonwerk, Milano Music Consulting, New Light, STS Communication, Teatro Franco Parenti